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martedì 31 agosto 2010

Vita facile in Libano 2

Il concetto è semplice: chi prende l'autobus o i taxi collettivi comunica già molto alla società libanese, ossia il suo status sociale. Di solito, provenienza da un milieu povero, che non permette l'acquisto di un veicolo proprio, mancanza di una famiglia alle spalle che accompagna la figlia o la sorella dove richiesto. Non è un assunto bensì una generalizzazione, quindi passibile di eccezioni e critiche, che però esiste ed esiste soprattutto nella mentalità dei conducenti degli autobus o dei taxi che si sentono liberi di infastidirti, di "provarci" più o meno insistentemente. La conversazione è spesso personale, ti chiedono infatti se sei sposata, se vivi da sola e se vuoi uscire con loro. Possono accadere, anche se più raramente, situazioni di pesantezza (verbale, quasi mai fisica).
In Arabia Saudita pare sia obbligatorio per le donne assumere un autista personale (essendo loro vietata la possibilità di guidare). Pink Lady - da me così chiamata per avere tutto fucsia (pc, mp3, digitale) - di passaggio a Beirut e a Name This Bar, mi ha infatti raccontato che arrivando con un taxi diventi una "preda facile", per i motivi sopracitati, e spesso le auto ti seguono per vedere se possono ottenere qualcosa. La vita facile in Libano è quando hai i soldi per avere la tua auto, arrivare davanti al locale e lasciare mezzo e chiavi al vallet parking per una mancia di due euro circa. Così puoi continuare a portare tacco dieci senza problemi.

Vi lascio piccole briciole di autobus (boosta), prima di scappare con le mie false Birkenstock, a prenderne un altro...





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